Proteggere le piante con il tessuto non tessuto rappresenta una prassi fondamentale per difendere le colture e le essenze da giardino dal freddo, dal vento e dalle intemperie invernali. Questo materiale, leggero ma efficace, viene steso su orticole, arbusti e fiori durante i mesi più rigidi e, talvolta, anche nei primi stadi vegetativi per garantire una crescita sana senza shock da freddo. Tuttavia, stabilire il corretto momento in cui togliere il tessuto non tessuto è cruciale per evitare danni dovuti sia alle basse temperature residue che a un’eccessiva permanenza della copertura, che può compromettere la salute delle piante.
Quando togliere il tessuto non tessuto: criteri generali
La rimozione del tessuto non tessuto deve avvenire solo quando il rischio di gelate notturne è definitivamente superato e la temperatura minima tende stabilmente oltre gli 8-10 °C, soglia sotto la quale la maggior parte delle colture ornamentali e orticole potrebbero subire danni. Nelle regioni del Centro-Sud Italia, in pianura e nelle aree collinari, la copertura può essere generalmente tolta tra la prima e la metà di marzo, mentre nelle zone più settentrionali o montane è consigliabile attendere l’inizio o la metà di aprile. Nelle vallate alpine e prealpine, questa operazione va effettuata tra la fine di aprile e i primi di maggio, sempre facendo attenzione alle variazioni meteorologiche locali.
Un elemento fondamentale nella scelta del momento giusto è il monitoraggio costante delle previsioni del tempo. Un ritorno improvviso del gelo, tipico delle “brinate tardive”, può infatti ancora provocare danni irreversibili, soprattutto alle piante più delicate o alle giovani piantine in avvio vegetativo. È buona norma, in caso di dubbi, prolungare l’uso del tessuto per qualche notte extra, rimuovendolo invece durante le ore più miti del giorno.
Come togliere correttamente il tessuto non tessuto
La modalità di rimozione è altrettanto importante quanto la tempistica. Si consiglia di:
- Procedere gradualmente, iniziando a sollevare solo parzialmente i teli nelle giornate soleggiate per consentire alle piante di adattarsi senza shock termico e di riabituarsi progressivamente alla luce intensa.
- Togliere le protezioni al mattino, favorendo così il passaggio del polline (importante per le colture che devono essere impollinate) e consentendo una buona ventilazione che scongiura ristagni di umidità e sviluppo di muffe.
- Osservare lo stato delle piante: se la copertura ha causato ingiallimenti, muffe o segni di scarsa ventilazione, agire con maggiore cautela e prestare attenzione alle innaffiature e alla concimazione successiva.
Un’accortezza da non sottovalutare riguarda la qualità e lo spessore del tessuto. Teli troppo spessi o posati male possono ostacolare la fotosintesi, riducendo la crescita delle piante. Pertanto, nelle giornate limpide e calde, si può iniziare a scoprire le piante almeno temporaneamente, coprendole di nuovo se le temperature scendono dopo il tramonto.
Variazioni regionali e tipologia di piante
Il periodo ottimale per togliere il tessuto non tessuto cambia in base alla zona geografica e alla tipologia di piante protette:
- Nel Centro-Sud italiano e nelle zone costiere più miti, le protezioni si rimuovono generalmente al primo segnale di primavera, già a fine febbraio o inizio marzo.
- In Pianura Padana e nell’Appennino centro-settentrionale, meglio attendere metà o fine marzo per ambiente esterno, mentre per le piante ricoverate in casa sarà bene aspettare almeno inizio aprile.
- Nelle aree alpine, tra cui Prealpi e Appennino settentrionale, la rimozione è consigliata solo a inizio aprile; la messa a dimora diretta all’esterno può avvenire non prima di fine aprile o addirittura i primi di maggio.
- Per le piante d’appartamento che hanno trascorso l’inverno al chiuso o in locali non riscaldati, i tempi si allungano di circa un mese rispetto agli esemplari che hanno svernato in serre o locali riparati.
Alcune specie tropicali o subtropicali richiedono ancora maggiore attenzione: il tessuto non tessuto va rimosso solo quando la temperatura notturna supera stabilmente i 12 °C e non ci sono rischi di ondate di freddo improvvise.
Conseguenze di una rimozione troppo anticipata o troppo tardiva
Rimuovere il tessuto non tessuto troppo presto può esporre le piante a improvvisi ritorni di freddo, con rischi di:
- Danni da gelata, che possono compromettere tutti i tessuti giovani e in crescita, causando annerimento e morte degli apici vegetativi.
- Shock idrico: le radici non ancora attive potrebbero non essere in grado di sostenere la ripresa vegetativa dopo un freddo intenso.
D’altro canto, lasciare la copertura per periodi troppo prolungati comporta rischi quali:
- Ristagno di umidità sotto il telo, con conseguente sviluppo di muffe e marciumi.
- Ostilità alla fotosintesi a causa di una ridotta penetrazione della luce, fondamentale per la salute e la crescita delle piante.
- Possibili danni da scarsa ventilazione e aumentato sviluppo di parassiti.
Le corrette pratiche post-rimozione
Una volta rimosso il tessuto, è utile prestare attenzione ad alcune operazioni:
- Innaffiare moderatamente, evitando eccessi che potrebbero favorire malattie fungine in un terreno ancora freddo.
- Applicare una leggera fertilizzazione di avvio per sostenere la ripresa vegetativa.
- Monitorare la presenza di parassiti che possono approfittare della ripresa di nuova vegetazione.
- In caso di improvvisi cali di temperatura, essere pronti a coprire di nuovo le piante, anche solo temporaneamente durante la notte.
Per alcune varietà orticole, ad esempio solanacee o cucurbitacee, che vengono spesso “seminate o trapiantate” in anticipo sotto il tessuto non tessuto, la rimozione può essere stagionale (primavera inoltrata) o progressiva, lasciando parzialmente scoperta la coltura per abituare le piantine alle nuove condizioni climatiche.
Tessuto non tessuto: benefici a tutela di crescita e raccolto
Oltre a proteggere dal freddo, il tessuto non tessuto svolge altre importanti funzioni:
- Riduce l’impatto di parassiti e infestanti, agendo da barriera meccanica e limitando lo sviluppo di erbe concorrenti.
- Previene i danni da vento e forti piogge, che potrebbero sradicare giovani piantine.
- Favorisce la crescita sana delle piante, permettendo un microclima più stabile sia d’inverno che in fasi particolari di crescita, come post-trapianto o post-potatura.
Un vantaggio ulteriore riguarda la possibilità di anticipare la semina e prolungare la stagione del raccolto, offrendo così una finestra produttiva maggiore nell’orto di casa.
La corretta gestione del tessuto non tessuto richiede dunque attenzione ai dettagli: solo operando con discernimento e pazienza si può garantire alle proprie piante una crescita vigorosa, minimizzando i rischi e massimizzando i benefici offerti da questo versatile strumento di protezione. Integrare le indicazioni dei produttori e le previsioni meteorologiche locali resta la strategia più efficace, per un giardino sano e rigoglioso in ogni stagione dell’anno.